Predica in pillole di don Ambrogio – Prima Domenica di Quaresima 21/2/2021
Acqua e CENERE: così una volta si lavavano i panni. E La cenere si ottiene bruciando qualcosa: quella che usiamo in chiesa si ottiene bruciando l’ulivo vecchio. Dunque le ceneri sono insieme un richiamo ad una cosa morta ma insieme anche il richiamo ad un rinnovamento, ad una purificazione. Ed è per questo che la Chiesa ci propone all’inizio della Quaresima il rito dell’imposizione delle ceneri. Rito che ha un fortissimo radicamento nella Bibbia, soprattutto nell’Antico Testamento: come richiamo alla debole e fragile condizione dell’uomo ma anche come segno esteriore di penitenza. Il tutto ben riassunto nella frase di S. Paolo in 2 Cor (seconda lettura odierna): “Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno”. E vorrei che vivessimo questo tempo di Quaresima proprio con questo spirito: prendere coscienza dei propri limiti ma anche impegno per rinnovarsi.
E i segni di decadenza e disfacimento sono sotto gli occhi di tutti: pensiamo ai nostri peccati, all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ormai da un anno (e che ha messo in crisi l’economia, le relazioni, la fiducia), all’ambiente in cui viviamo, alle dipendenze, all’indifferenza con cui ormai guardiamo certe tragedie….. E qualcuno (tanti, a dir la verità) pensa che l’unico modo per contrastare questo disfacimento stia in una maggior severità: leggi più dure, confini chiari, applicazione rigorosa delle pene….. Ma non funziona. Sarebbe un po’ come quelle signore settantenni che pensano di contrastare l’avanzamento dell’età con la chirurgia plastica o il lifting o qualche signore settantenne che si incolla i capelli sulla testa: non funziona, si sfiora il ridicolo.
E però non possiamo nemmeno fermarci qui, rassegnarci al decadimento e al declino. Ci aiutano le parole di Paolo in 2 Corinti: «Per questo non ci scoraggiamo, ma anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne». Paolo ci aiuta a vedere la nostra decadenza o il nostro disfacimento come ad un passaggio obbligato verso un rinnovamento. Ogni rinascita porta con sé inevitabilmente una morte, una sofferenza. Ecco: se davvero vogliamo contrastare questo disfacimento occorre puntare lo sguardo su ciò che è eterno (e che non passa, non diventa cenere): e l’Eterno diventerà il motore per un rinnovamento di ciò che è terreno. A partire dalla nostra vita.
Buona Quaresima
Don Ambrogio