Bernardo di Clairvaux (Discorsi sull’Avvento V,1)
«Conosciamo una triplice venuta del Signore.
Una venuta nascosta si colloca infatti tra le altre due, che sono manifeste.
Nella prima il Verbo “è apparso sulla terra e ha vissuto tra gli uomini” (Bar 3,38).
Nell’ultima venuta “ogni carne vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3,6)
e “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19, 37; cf. Zc 12,10).
La venuta intermedia è invece nascosta.
Nella prima venuta, dunque, “venne nella carne” (1Gv 4,2) e nella debolezza,
in questa intermedia viene “in Spirito e potenza” (Lc 1,17),
nell’ultima “verrà nella gloria” (Lc 9,26) e nella maestà.
Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima:
nella prima “Cristo” fu “nostra redenzione” (1Cor 1,30),
nell’ultima “si manifesterà come nostra vita” (Col 3,4),
in questa è nostro riposo e nostra consolazione.»
A Natale, quindi, il cristiano ricorda la nascita del Signore a Betlemme,
attende la Sua venuta nella gloria e accoglie la Sua nascita in sé.
Angelo Silesio, mistico del Seicento, affermava:
«Nascesse mille volte Gesù a Betlemme, se non nasce in te, tutto è inutile».