Autorizzati a pensare
Discorso alla città del Vescovo Mario
S. Ambrogio 2018
Nel Discorso alla città, pronunciato alla vigilia della festività patronale in una basilica di sant’Ambrogio gremita, dinanzi al sindaco di Milano Sala e al presidente della Regione Fontana, Delpini ha affermato:
“Chi presta un servizio pubblico alla comunità deve confrontarsi ogni giorno con la gente e viene messo alla prova continuamente dalle persone che aspettano, dalle persone che chiedono, dalle persone che hanno fretta. Ci vogliono molta pazienza, capacità di relazione… mentre alle spalle premono impazienti molti altri che pure hanno diritto ad essere serviti”.
Fra l’altro ci sono “persone che vivono le loro legittime aspettative con atteggiamenti di pretesa arrogante”.
Ma “il comportamento di fronte a uno sportello è solo il sintomo di una sensibilità che si è ammalata di suscettibilità, di un pregiudiziale atteggiamento di discredito verso le istituzioni e in particolare verso i servizi pubblici più vicini ai cittadini”.
Delpini afferma: “La convivenza in città sarebbe più serena e la presenza di tutti più costruttiva se, dominando l’impazienza e le pretese, potessimo essere tutti più ragionevoli, comprensivi, realisti nel considerare quello che si fa, quello che si può fare per migliorare e anche quello che non si può fare.
Ecco: siamo autorizzati a pensare, ad essere persone ragionevoli”.
Mons. Delpini inoltre si è soffermato su alcune caratteristiche del linguaggio politico odierno: “Nel dibattito pubblico, nel confronto tra le parti, nella campagna elettorale, il linguaggio tende a degenerare in espressioni aggressive, l’argomentazione si riduce a espressioni a effetto, le proposte si esprimono con slogan riduttivi piuttosto che con elaborazioni persuasive”.
Tuttavia “credo che il consenso costruito con un’eccessiva stimolazione dell’emotività dove si ingigantiscano paure, pregiudizi, ingenuità, reazioni passionali, non giovi al bene dei cittadini e non favorisca la partecipazione democratica”.
La partecipazione democratica e la “corresponsabilità per il bene comune crescono, a me sembra, se si condividono pensieri e non solo emozioni, informazioni obiettive e non solo titoli a effetto, confronti su dati e programmi e non solo insulti e insinuazioni, desideri e non solo ricerca compulsiva di risposta ai bisogni”.
Da qui l’invito “ad affrontare le questioni complesse e improrogabili con quella ragionevolezza che cerca di leggere la realtà con un vigile senso critico e che esplora percorsi con un realismo appassionato e illuminato”.
L’arcivescovo di Milano confida sulla “ragionevolezza”, sul “buon senso”: “Occorre riscoprire la cultura e il pensiero che danno buone ragioni alla fiducia, alla reciproca relazione”. “Insomma – insiste – siamo autorizzati a pensare”.